Chardonnay

Nato in Borgogna, lo Chardonnay è uno dei più grandi vitigni a bacca bianca del mondo. Giunto dapprima in Trentino, Friuli-Venezia Giulia e nel trevigiano, è andato poi diffondendosi nel resto d’Italia.
A lungo confuso con il Pinot Bianco, le ricerche genetiche hanno dimostrato essere un incrocio avvenuto spontaneamente, forse in epoca carolingia, tra Pinot Nero e Gouais Blanc, vitigno di origine slava utilizzato per “tagliare” numerosi vini.

Il grappolo è medio-piccolo, compatto con forma cilindrico-conica, a volte con due ali poco pronunciate; l’acino, di colore verde-giallo, è piccolo, sferoide, con buccia sottile e pruinosa.

Tocai

Presente nell’area veneto-friulana da oltre due secoli, il Tocai è considerato a tutti gli effetti un vitigno autoctono a bacca bianca, ben diverso da quelli coltivati in Ungheria che danno origine al famoso Tokaj. La storia dei due vini si incrocia per circa due secoli, finchè nel 2007 l’Ungheria ottiene di essere l’unica nazione a poter utilizzare la dicitura Tocai. Da allora, il nome del vino da uve Tocai friulano in Veneto è stato modificato da ‘Tocai’ a ‘Tai’.

Il grappolo è medio, più o meno lungo, con forma cilindrica e tronco-piramidale, mediamente compatto, con due ali contenute. L’acino è di colore verde-giallo, tondo, con buccia leggera e pruinosa, talvolta punteggiata.

Verduzzo

Il Verduzzo trevigiano è un vitigno ampiamente coltivato in provincia di Treviso. Le sue origini sarde pare siano diverse dal Verduzzo friulano che lo vogliono antichissimo e indigeno del Friuli.
Questo vitigno sembra si sia diffuso sulla riva sinistra del fiume Piave solo a partire dai primi anni del 1900.

Il grappolo è di grandezza medio, con forma cilindrico-piramidale, alato e mediamente compatto, mentre l’acino è di grandezza media con buccia leggermente sottile di colore verde, punteggiata e molto pruinosa.

Refosco

L’origine del vitigno è molto antica, con prima collocazione tra Carso ed Istria e progressiva diffusione in tutto il Friuli, tra i fiumi Tagliamento e Livenza, in terre oggi appartenenti alla provincia di Venezia, fino ad alcune aree trevigiane. Si cita il Refosco già nel 1390, negli annali di F. Da Manzano, ma dati più certi si hanno nel ‘700. Una grande famiglia quella dei Refoschi, comprendente i refosconi e il Terrano del Carso, ma la coltivazione più diffusa è quella del Refosco dal peduncolo rosso.

Il grappolo è medio, piramidale, compatto con ali raccolte. Alla maturazione presenta il peduncolo rosso tra il tralcio e il grappolo, per poi sfumare internamente verso il verde. L’acino è medio, con buccia pruinosa, sottile e blu intenso.

Raboso Piave

Il Raboso Piave è un vitigno autoctono, la cui coltivazione si estende storicamente a ridosso del fiume Piave lungo tutta la pianura trevigiana.
Esso porta a pieno titolo il nome “Piave”, sia per le origini storiche che per una presenza costante nel corso dei secoli nella terra bagnata dalle acque del fiume sacro alla Patria, documentata fin dal ’600.

Il grappolo è abbastanza grande, di forma cilindrica, con una o due ali anche evidenti, compatto. L’acino è sferoidale, buccia nero-bluastra, molto pruinosa. La polpa è caratteristica: dolce-acidula-astringente. La pianta ha forte vigoria vegetativa e produzione tendente all’abbondante.

Merlot

Il Merlot è un vitigno francese a bacca rossa originario della Gironda (Bordeaux) il cui nome trae origine dalle razzie compiute dal merlotto (il merlo giovane), ghiotto delle sue uve dolci. Era un vitigno già rinomato alla fine del 1700.
In Italia è giunto nel 1880, nel Friuli Venezia Giulia, e da li si è diffuso in Veneto e in Trentino-Alto Adige, regioni in cui ha trovato delle condizioni ambientali molto favorevoli. Oggi il Merlot viene coltivato in tutta Italia.

Il grappolo di Merlot presenta grandezza medio, piramidale, con una o due ali, mediamente compatto. Gli acini sono medio-piccoli numerosi, blu-scuro e dal succo incolore.

Pinot Bianco

Il Pinot Bianco è un vitigno originario della Borgogna, tant’è che un tempo in Veneto veniva chiamato ‘Borgogna bianco’. Antichissima l’origine: è assai probabile che essa debba essere ricercata in quella vitienologia romana che le legioni repubblicane ed imperiali esportarono in ogni parte dell’Impero. La sua diffusione nel Veneto orientale è piuttosto recente ed il vino che ne risulta si distingue per la sua raffinatezza.

Il grappolo è piccolo, compatto, cilindrico e spesso alato. L’acino è medio-piccolo, tondo, irregolare. La buccia leggera, con un caratteristico puntino nero opposto al peduncolo, è di colore giallo paglierino.

Pinot Grigio

Proveniente dalla Francia, sicuramente alla fine dell’Ottocento, il Pinot Grigio si è diffuso dapprima in Piemonte e Trentino-Alto Adige e poi più lentamente in Veneto, Friuli, Lombardia e ad oggi anche in altre regioni italiane. Pare che il merito dell’introduzione in Italia sia da ascrivere al generale Emilio de Sambuy, che dalla Borgogna lo avrebbe portato in una sua tenuta del cuneese.

Il Pinot Grigio deriva da mutazione gemmaria del Pinot Nero, del quale, colore escluso, conserva quasi tutte le caratteristiche.
 Il grappolo piccolo e cilindrico è compatissimo, con acini a forma ovale, piccoli, succosi, con buccia leggera e pruinosa, che a maturazione assume color grigio-rossastro.

Glera

Storicamente iscritto nel registro nazionale dei vitigni come Prosecco, assume il nome Glera nel 2009, una necessità per la tutela del Prosecco non più come nome botanico ma come vino ad uso esclusivo delle zone DOC, in difesa dalle imitazioni. Derivante dall’antico vitigno autoctono Pucinum dei Romani, la tesi tramandata dal XVI sec dagli studi di Volfango Lazio, è che sia originario delle colline carsiche, dove esiste una località omonima e un vitigno simile detto Glera. Certo è che nel Trevigiano, in particolare nell’area Conegliano Valdobbiadene, ha trovato l’habitat ideale fin dal ‘700.

Il grappolo è grande, lungo e alato. L’acino è tondo, medio-grande, con buccia giallo-verde, tendente all’oro alla maturazione, pruinosa e discretamente robusta. La polpa succosa ha un sapore semplice, neutro, acidulo.

Cabernet Franc

Vitigno di origine francese della zona della Gironda, Bordeaux, importato in Italia nel 1820 dal conte Manfredo di Sambury nei suoi possedimenti di Alessandria. Nel 1882 venne accatastato a Portici, Napoli un vigneto di Cabernet Franc.
In Italia, è stato impiantato nel dopoguerra in Friuli-Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige, per sostituire i vitigni a bacca rossa locali distrutti dalla fillossera e dagli eventi bellici. Oggi questo vitigno è coltivato in tutta Italia, oltre che in tutto il mondo.

Il Cabernet Franc presenta grappoli di medie dimensioni, cilindro-conici, mediamente compatti. L’acino medio-piccolo, sferico, con buccia spessa, consistente, pruinosa, di colore nero-bluastro e sapore erbaceo più o meno intenso.

Cabernet Sauvignon

Vitigno di origine francese della zona Gironda, Bordeaux, importato in Italia nel 1820 dal conte Manfredo di Sambury nei suoi possedimenti di Alessandria. Secondo alcuni storici, il Cabernet Sauvignon è originario dell’Epiro e il nome deriva dal corrispondente guascone Carbonet. Secondo altri, è la vitis caburnica descritta da Plinio, traduzione latina del vitigno e vino greco Kapnios. In Italia, il Cabernet Sauvignon è stato impiantato nel dopoguerra in Friuli, Veneto e Trentino Alto Adige per sostituire i vitigni a bacca rossa locali distrutti dalla fillossera e dagli eventi bellici.

Assieme al Grenache, è oggi il vitigno più diffuso al mondo. Il grappolo è medio-piccolo, cilindrico-piramidale, compatto, spesso alati. Acini sferici con buccia spessa, consistente, di colore blu-nero.